Cosa ti blocca nel trovare lavoro

25 novembre 2022



Cercare lavoro e non trovarlo è una sensazione terribilmente frustrante. È facile sentirsi inutili,

inadatti, abbattuti e magari perdere la speranza. Superata questa fase però, è utile chiedersi quali

sono i motivi che ci bloccano nel trovare lavoro. Normalmente i problemi sono di tre tipi: di

competenze, di strategia e psicologici.

Specializzazioni e competenze


A volte il problema è crudo e semplice: il vostro profilo viene regolarmente scartato perché è poco

compatibile con le richieste del mercato. È dunque necessario colmare le vostre lacune, imparando

magari le basi di una lingua o acquisendo quelle competenze digitali che sono sempre più ricercate

dai datori di lavoro. In alternativa può essere che il vostro sia un profilo troppo generico e non

specializzato: può essere utile allora fare un corso oppure acquisire delle competenze facendo

volontariato, che peraltro è un’attività sempre molto apprezzata dai recruiter nei CV.

Gli errori strategici


E a proposito di CV, a volte si fa fatica a credere quanto sia frequente che si perdano opportunità di

lavoro per errori banali nei curricula. Refusi, sviste ortografiche e disordine a livello grafico sono il

modo migliore per far passare i recruiter al profilo successivo. I curriculum poi vanno sempre

adattati al lavoro per il quale ci stiamo candidando: non tutti i datori di lavoro cercano le stesse

cose, e alcune vostre caratteristiche o competenze possono essere per loro più o meno interessanti. 

Ma quelli di CV non sono gli unici errori di strategia: un altro classico arriva al momento del

colloquio, in cui molte persone si mostrano interessate solo allo stipendio e non si sono in alcun

modo preparate sull’azienda per la quale chiedono di lavorare. Spesso questo avviene perché si

risponde agli annunci senza criterio, solo per “fare numero”: i recruiter se ne accorgono

velocemente e tendono a scartare questi profili. Altri errori frequenti sono la mancanza di referenze

e di lettere di presentazione (che sono invece sempre apprezzate) e una presenza online assente o

peggio ancora negativa, come con indirizzi e-mail non professionali. A volte bastano piccole

attenzioni per poter quantomeno competere per un posto di lavoro.

problemi psicologici


A volte il problema però è più insidioso, perché è dentro noi stessi. Gli insuccessi possono portare a

scarsa autostima, insicurezza e pessimismo e a smettere di cercare lavoro, per la paura di non

farcela. In questo caso può essere utile farsi aiutare, magari da un amico o un’amica passati prima di

voi nella vostra situazione e che sono riusciti a trovare lavoro o, nei casi più seri, da degli


specialisti. A volte basta un piccolo aiuto per togliere la nebbia dalla nostra mente che rende

difficile vedere quali siano i nostri obiettivi.

 In conclusione



Negli ultimi anni i ritmi di lavoro sono spesso diventati insostenibili. Questo, specialmente se

sommato a situazioni familiari o personali difficili, può portare a situazioni di burnout, che

inficiano pesantemente la nostra qualità della vita. Se questo succede il primo passo è rendersene

conto e comunicarlo anche sul posto di lavoro. Un buon datore di lavoro sa che un dipendente

con sindrome da burnout non è (e non certo per sua colpa) un dipendente produttivo, e ha dunque

tutto l’interesse affinché la situazione migliori. Con l’aiuto di specialisti e di uno stile di vita

migliore, è possibile ritornare alla normalità.

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