Stagisti o lavoratori low cost? Il ruolo dei tirocini nelle aziende svizzere
Il tirocinio è da sempre considerato un passaggio cruciale tra il mondo della formazione e quello del lavoro. In Svizzera, questa pratica è diffusa sia nel contesto della formazione professionale (apprendistato) che negli studi universitari, dove spesso costituisce il primo vero contatto con la realtà aziendale. Ma negli ultimi anni, accanto alle opportunità, sono emerse anche criticità e distorsioni che vale la pena analizzare: quando lo stage smette di essere formativo e diventa solo una forma di lavoro sottopagato?
Un ponte tra formazione e occupazione
Nel contesto ideale, il tirocinio ha una funzione chiara: offrire a giovani studenti o neodiplomati l’opportunità di applicare le conoscenze teoriche in un ambiente pratico, acquisendo al contempo le soft skills indispensabili per la vita professionale. In Svizzera, questa visione è ampiamente supportata dal sistema formativo duale, che prevede una combinazione virtuosa di scuola e lavoro.
Anche nel percorso accademico, sempre più università e Scuole Universitarie Professionali (Sup) includono stage obbligatori o consigliati nei propri piani di studio, riconoscendone il valore pedagogico e professionale. Secondo la Società degli impiegati del commercio Svizzera (Sic), il tirocinio deve essere chiaramente finalizzato alla crescita della persona, e non alla copertura di posizioni lavorative in modo economico e temporaneo.
Un’opportunità... ma per chi?
In teoria vincono tutti: lo stagista impara e si orienta, l’azienda investe in un potenziale futuro collaboratore. Tuttavia, la pratica racconta anche un’altra realtà: tirocini mal retribuiti, poco formativi e svolti in contesti dove mancano tutor, obiettivi chiari e percorsi di crescita. Alcune aziende – per fortuna non la maggioranza – vedono nello stagista una risorsa “low cost”, utile per coprire picchi di lavoro o sostituire personale senza affrontare i costi e gli oneri legati a un'assunzione regolare.
In particolare, in settori competitivi come comunicazione, marketing, ONG e cultura, non è raro imbattersi in annunci di stage a tempo pieno e senza compenso o con rimborsi simbolici, che possono escludere di fatto chi non ha risorse familiari su cui contare. È un paradosso: proprio quei giovani che dovrebbero essere sostenuti nell'ingresso nel mondo del lavoro, rischiano di essere penalizzati da un sistema che li considera più come manodopera di passaggio che come professionisti in formazione.
La risposta delle istituzioni
Le preoccupazioni legate agli abusi nei tirocini non sono passate inosservate. A livello federale, nel 2015 è stata presentata l’iniziativa parlamentare 15.3927 intitolata "Stage post-formazione. Combattere gli abusi", in cui si richiede maggiore trasparenza e rigore nell’applicazione delle norme del diritto del lavoro, per evitare che tirocini post-diploma o post-laurea vengano utilizzati per aggirare le tutele previste per i lavoratori standard.
Sebbene non esista una legislazione nazionale ad hoc che regolamenti in modo uniforme la durata, la retribuzione e il contenuto formativo dei tirocini, diversi cantoni e università hanno adottato codici di condotta e linee guida per garantire la qualità dell’esperienza.
Tirocini ben fatti: una leva strategica per le aziende
Va però detto che molte aziende svizzere gestiscono i tirocini in modo virtuoso. Quando il tirocinio è strutturato, seguito da un tutor esperto e inserito in un percorso coerente, può diventare uno strumento estremamente efficace di employer branding e talent acquisition. I giovani coinvolti vivono un’esperienza positiva, imparano, si fidelizzano all’ambiente e spesso si trasformano in collaboratori motivati e competenti.
Nel medio-lungo termine, questa strategia si traduce anche in una riduzione dei costi di recruiting, perché le aziende riescono a costruire internamente il capitale umano di cui hanno bisogno. In un mercato in cui attrarre e trattenere talenti è sempre più difficile, i tirocini rappresentano un’opportunità win-win: ma solo se concepiti come investimento, non come risparmio.
In conclusione
I tirocini non sono una scorciatoia per contenere i costi del personale, ma uno strumento prezioso di formazione, selezione e cultura aziendale. Se ben gestiti, aiutano i giovani a crescere e le aziende a innovarsi. Ma richiedono chiarezza nei ruoli, equità nella retribuzione e un impegno autentico da parte delle imprese.
Nel contesto svizzero, dove il sistema formativo è storicamente forte e apprezzato, c’è spazio per fare dei tirocini un modello d’eccellenza, evitando derive che rischiano di minarne la credibilità. Il valore di uno stage non si misura solo nella busta paga, ma nella qualità dell’apprendimento che genera.








